Il vino Pigato viene spesso paragonato al Vermentino ed effettivamente questi due vini sono molto simili tra loro per vari aspetti, oltre ad essere i due vitigni a bacca bianca più diffusi in Liguria.
La somiglianza più sorprendente è proprio dal punto di vista genetico e non è quindi sbagliato considerare il Pigato un biotipo del Vermentino, ma è importante riconoscere le peculiarità di entrambi e saperli distinguere.
La prima differenza è a livello visivo: gli acini del Pigato, una volta arrivati a maturazione, assumono una colorazione ambrata, dovuta alle tipiche macchie color ruggine, mentre gli acini del Vermentino mantengono una buccia gialla con riflessi verdi. La foglia del Pigato è di forma pentagonale e di dimensioni medio grandi, più piccola però di quella del Vermentino, così come il grappolo, che è medio-grande, di forma compatta piramidale o cilindrica.
Quest’ultimo cresce poi a ridosso del mare, mentre il Pigato trova il suo habitat naturale ad almeno 300 metri di altitudine. Proprio la maggiore altitudine (e di conseguenza una leggera escursione termica) dona al Pigato un sentore di erbe aromatiche e una maggiore densità rispetto al Vermentino, anche se entrambi sono acidi e salati al gusto, ma molto ricchi di polpa gialla.
Il Pigato è un vino di grande finezza: questa caratteristica è dovuta anche alle terre bianche ricche di calcare in cui cresce. Ha un colore giallo paglierino con riflessi dorati e sprigiona un bouquet di profumi floreali, che richiamano la macchia mediterranea, e sentori di frutta bianca e gialla.
Ha una struttura piacevole e armoniosa al palato, grazie anche al suo sapore fruttato e fresco, che crea un equilibrio con un finale sapido mitigato da leggeri sentori di mandorla. Se lasciato invecchiare nel corso degli anni sviluppa ulteriori aromi che ricordano il sapore di resina.