Dolce di Pasqua… con sorpresa!
Il nostro Dolce di Pasqua ha come musa ispiratrice la tradizione, come metodo l’artigianalità, come diktat l’eccellenza degli ingredienti. In più, ha un segreto…
La primavera ci fa l’occhiolino e la nostra mente corre subito alle feste pasquali e a tutti i momenti golosi che non vediamo l’ora di condividere con le persone che amiamo.
A tavola ognuno porta le ricette della sua tradizione, regionale o famigliare: lasagne, torte salate, pasta ripiena, carciofi, spinaci, asparagi, uova, agnello, arrosto, pesce...
Ognuno ha le sue specialità del cuore, che prepara secondo gli insegnamenti della mamma o della nonna, magari condividendo i fornelli con parenti e amici, mentre la cucina si riempie di chiacchiere, vapore e profumi.
A prima vista, quindi, nessuna novità: l'inconfondibile forma che ricorda il classico dolce della Pasqua, ricoperta da una glassa tempestata di granella di zucchero e mandorle e un morbido impasto impreziosito da una cascata di scorze di arancia candite.
Ti sorprenderà prima una fragranza avvolgente, poi una sofficità inaspettata, quindi un gusto tanto delizioso quanto delicato e infine una leggerezza e una digeribilità mai provate prima!
Come fa il nostro Dolce di Pasqua a essere così speciale? A fare la sua parte è, in primis, la preparazione con cura artigianale, lunga, paziente e accurata: ogni singolo Dolce nasce dopo una lavorazione di ben tre giorni, durante i quali i maestri pasticceri mettono a frutto tutta la loro sapienza e abilità.
Un ruolo fondamentale lo riveste anche la scrupolosa selezione degli ingredienti: lievito madre naturale curato ogni giorno da oltre 40 anni, uova fresche di galline allevate a terra e all’aperto, mandorle italiane, scorze di arance candite naturalmente e…
Ora arriva la sorpresa!
Nel nostro Dolce non c’è traccia di burro: abbiamo reinterpretato la ricetta classica, sostituendo questo ingrediente con il nostro prezioso Olio Extra Vergine di Oliva. Mistero svelato!
Tre giorni di dedizione assoluta - La testimonianza
"La preparazione del Dolce di Pasqua Fratelli Carli mi assorbe per ben 3 giorni. Tutto ha inizio alle 6 del mattino, quando comincio a lavorare l’impasto a base di lievito madre naturale. Dopo averlo lavorato con cura e pazienza, lo lascio lievitare per 10 ore, non un minuto di meno!
Grazie alla presenza dell’Olio Extra Vergine di Oliva, l’impasto risulta particolarmente morbido e questo è la garanzia che, dopo tanto lavoro, otterrò un dolce più digeribile rispetto a quello preparato secondo la ricetta classica, a base di burro.
La sera, l’impasto riposa ancora 15 ore: in questo arco di tempo, tutto concorre alla buona riuscita del nostro Dolce di Pasqua, anche l’umidità e la temperatura dell’ambiente, che infatti monitoro attentamente.
La mattina del giorno dopo, lavoro nuovamente l’impasto e lo arricchisco con scorze di arance candite. Dopo altre 7 ore di lievitazione, guarnisco il dolce con la glassa e passo alle mandorle, che ho scelto con estrema cura: devono essere pugliesi, intere, grezze, brutte da vedere ma squisite da mangiare!
A questo punto, finalmente, inforno il Dolce e già dopo poco, con mia grande soddisfazione, comincio a percepire il suo profumo diffondersi nell’aria. Ormai ci siamo!
Dopo 12 ore di raffreddamento, il Dolce di Pasqua è finalmente pronto per essere confezionato. È stata una preparazione lunga e impegnativa, ma ne è valsa davvero la pena, spero sarete d'accordo con me, al momento dell'assaggio!"
Andrea, maestro pasticcere
Conosci la storia della Colomba pasquale?
Una colomba non farà primavera, ma di sicuro “fa Pasqua”! Si sa che la colomba è da sempre simbolo di pace e prosperità, ma sulla nascita del tradizionale dolce dalla forma alata si narrano diverse leggende. La più famosa la lega a Colombano, un monaco irlandese divenuto poi Santo.
Si racconta che Colombano fu invitato nel 612 dalla regina longobarda Teodolinda a un pranzo molto sontuoso, ricco di gustose pietanze a base di selvaggina. Trovandosi in pieno periodo di Quaresima, e quindi di penitenza, Colombano declinò l’invito a prender parte al banchetto.
La sovrana, però, non comprese le motivazioni di questo gesto quindi, per non mancarle di rispetto, Colombano accettò di gustare la selvaggina, ma solo dopo averla benedetta.
Si narra che, nel momento in cui il monaco sollevò la mano destra per fare il segno della croce, le vivande si trasformarono in colombe di pane, bianche come la sua tunica monastica. La regina rimase talmente colpita da questo miracolo che decise di donare al suo ospite il territorio di Bobbio, in provincia di Piacenza, in cui poi sorse l’abbazia di San Colombano.